In breve

I laghi d’Ovarda sono disposti su ampi terrazzamenti naturali alla testata del vallone omonimo, tributario della valle di Viù. Tre di essi (Piccolo, Bleu e Grande) sono relativamente facili da raggiungere attraverso un bellissimo percorso, molto vario anche se lungo e non sempre evidentissimo. Gli altri (Lungo, delle Rocce Rosse e Tre laghetti Mazzucchini) sono invece consigliati solo a escursionisti esperti per via della tipologia di terreno e della mancanza di un vero e proprio sentiero.


Partenza

Indicazioni

Dall’area picnic oltre la cappella di san Bartolomeo di Lemie procedere sulla sterrata diretta verso monte. Al secondo tornante abbandonarla per svoltare a sinistra su una sterrata secondaria chiusa da una catena (in alternativa si potrebbe continuare sulla sterrata principale, molto panoramica ma leggermente più lunga).

Dopo poche decine di metri, superati i ruderi delle baite san Bartolomeo, svoltare a destra su una mulattiera, a tratti delimitata da muretti a secco, che si infila in una faggeta. Più in alto il sentiero procede a fianco di una bella radura per poi rientrare tra i faggi.

Confluiti su una sterrata seguirla per alcune decine di metri verso valle, poi riprendere la mulattiera che si stacca a sinistra uscendo quasi subito dal bosco.

Seguire il sentiero, non sempre evidentissimo, che tagliando bei pendii erbosi costellati di antichi casolari in pietra porta a fianco delle baite Frontera.

Proseguendo lungo una dorsale passare accanto a un’altra baita situata in ottima posizione. Dopo averla superata si ritrova la sterrata in arrivo dal parcheggio. Seguirla verso monte abbandonandola un chilometro e mezzo oltre in corrispondenza di un tornante un po’ a valle dell’alpe di Ovarda.

Imboccare un sentiero che si tiene sul fianco sinistro del rio d’Ovarda. Poco più in alto lasciarlo per svoltare a destra (attenzione: il bivio non è segnalato) attraversando il rio.

Ritrovata qualche rara tacca compiere alcuni saliscendi superando due impluvi, dopo i quali si riprende a salire in modo più marcato tra erba e pietre giungendo al pian del Gioco (1.997 m, pian del Gieugh in dialetto locale), un bellissimo altopiano erboso costellato di scenografici massi erratici tra cui uno slanciato torrione.

Attraversato l’intero pianoro proseguire con alcuni saliscendi a mezzacosta tagliando le pendici del monte Turlo, superando anche tratti in pietraia.

Il sentiero si impenna per risalire un pendio erboso giungendo a un bivio (2.095 m, palina): il ramo di sinistra, più facile, conduce direttamente al lago Grande, mentre quello di destra, un po’ esposto e parzialmente attrezzato con catene, conduce prima al lago Piccolo, poi al Bleu e infine al Grande.

Imboccando quest’ultimo (per poi far ritorno dall’altro) procedere a mezzacosta tagliando il ripido pendio al di sopra di particolari formazioni rocciose. Doppiato un costone si presenta un tratto scosceso su roccette attrezzato in due punti con catene.

Continuare su terreno più facile superando l’emissario per poi giungere sulle sponde del bel lago Piccolo (2.152 m, sorgente appena prima), adagiato in una conca di erba e detriti.

Proseguire sul suo fianco destro su una dorsale erbosa costellata di rododendri. Più avanti il sentiero si perde, ma la direzione da tenere è evidente, basta dirigersi verso la conca del lago Bleu (2.209 m).

Invertita direzione, puntando grossomodo verso nord-ovest, attraversare l’emissario dello specchio d’acqua e senza un vero e proprio sentiero tagliare un grande altopiano erboso giungendo al lago Grande (2.217 m), il più ampio e bello di quelli d’Ovarda.

Nuovamente su sentiero poco evidente (è presente solo qualche ometto) costeggiare la sponda est e poi quella meridionale del lago Grande. Superato l’emissario risalire un costone dal quale si aprono ottime viste sul sottostante lago Piccolo che si aggira dall’alto.

Procedendo con alcuni saliscendi attraversare una scomoda pietraia, poi scendere su un pendio erboso fino a tornare al bivio già incontrato all’andata.

Non resta che ripercorrere a ritroso le orme dell’andata, questa volta seguendo interamente la sterrata al posto della mulattiera.

Testo di Valerio Dutto di Cuneotrekking.com

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